Diventare la caricatura di se stessi.

Articolo di: Massimo Tiberio B & Silvia Selviero

La vera tragedia del machismo è che un uomo non sarà mai uomo abbastanza.
(Germaine Greer)

 
Chi ha già letto Quattro cose meravigliose dell’essere un ragazzo FtM saprà che in questa situazione c’è la possibilità di capire, sentire e sperimentare delle cose in più. Ma c’è una cosa importante da sottolineare: è una possibilità, e non una certezza. Non tutti i ragazzi FtM, nonostante abbiano avuto ad esempio la possibilità di comprendere cosa sperimentino le donne in una società sessista, diventano più accorti, sensibili, consapevoli e intelligenti, e di sicuro non tutti si trasformano in ragazzi con una marcia in più o in femministi. È facile pensarlo, ma la psiche umana è molto più complessa di così, e ogni percorso di vita è diverso, porta a scelte diverse, fa fare pensieri diversi e porta ad essere persone diverse.
Per riprendere questo esempio, alcuni di noi che prima di cominciare la terapia avevano un normalissimo rapporto con il genere femminile, nel momento in cui prendono coscienza di se stessi cambiano radicalmente atteggiamento e pensiero; con l’inizio della TOS questo cambiamento si accentua (sempre in alcuni), al punto da farli diventare aggressivi, fargli fare battute sessiste, fargli prendere le distanze inorriditi da qualsiasi cosa sia anche vagamente femminile, e farli trattare le ragazze come oggetti. Come fanno a cambiare così tanto?
La prima risposta la possiamo trovare a monte della situazione. In una società come quella italiana (che è sessista, omotransfobica e misogina) ci è stato dato il modello, ormai radicato nella nostra cultura, del maschio alfa, il patriarca, il capobranco e il macho italiano. Il ragazzo FtM trova in questo modello la sicurezza di venir riconosciuto come uomo agli occhi di tutti, appunto perché l’FtM stesso sa di non essere geneticamente uomo, e questo lo porta a provare una forte insicurezza. Apprende che un uomo vale più di una donna, che essere veri uomini comporta trattare le donne con condiscendenza, superiorità, scherno e disprezzo, e che avere caratteristiche tradizionalmente femminili rende un uomo “meno valido”, “meno forte” e soprattutto “meno uomo.” Alcuni ragazzi FtM ne rimangono influenzati e, forse, una parte di loro si considera già meno valida perché geneticamente donna; questo li fa sentire svantaggiati già in partenza e ancora più ostinati a prendere le distanze dalle donne e a ricalcare lo stereotipo della virilità (quello secondo cui un uomo non deve chiedere mai, e tutto gli è concesso e dovuto). In sostanza, lo stereotipo secondo cui “Un uomo pensa che il mondo giri tutto intorno al suo cazzo.” (op.cit.)
In realtà credere che donne e uomini siano diversissimi, che debbano avere ruoli sociali diversissimi e portare tutto questo all’estremo, non fa il bene di nessun*. Una persona deve essere libera di esporre le proprie fragilità e le proprie sicurezze senza sentirsi ingabbiata nei ruoli di genere femminili o virili.
Oltretutto, una cosa del genere non fa il bene neppure dei ragazzi FtM, che sono tutti individui unici e irripetibili, molto più complessi di uno stereotipo virile. E così quelli che diventano aggressivi e sprezzanti verso le donne, in realtà sono ostili anche verso se stessi, e verso tutte quelle parti di se stessi che non considerano “abbastanza maschili” secondo standard imposti dalla società. In questo modo corrono il rischio di passare da una gabbia all’altra: dalla gabbia della femminilità in cui molti si reprimevano prima di capire se stessi, che magari impediva ad alcuni di loro che amavano lo sport di giocare al calcio perché “non sta bene per una signorina”, alla gabbia della virilità, in cui alcuni si sentono costretti a rinchiudersi per rimarcare a tutti i costi di essere “veri uomini”, che magari impedisce a quelli che amano ballare, dipingere, cucinare o fare shopping di sfogare le loro passioni perché “sono per femminucce.”
Ma considerarci “femminucce”, “macho”, “signorine” e “veri uomini” ci fa perdere di vista quello che è vero per noi stessi. Ci puntiamo il dito contro da soli, ci giudichiamo, ed è come passare dal farsi bastonare al farsi frustare, ossia l’esatto opposto della libertà.
Il percorso di transizione ci dà l’occasione di comprendere tutti e due i mondi (femminile e maschile) e di avere una sicurezza in più. Possiamo essere più autentici, invece di ricadere in un altro stereotipo per paura di non essere abbastanza. Non dovrebbe portarci a scordarci di noi stessi e vivere in un personaggio che sia la caricatura di un uomo, ma a diventare noi stessi, ossia esseri umani che si sentono maschi, e che hanno tutto il diritto di capire da soli cosa significa per ognuno di noi essere maschi ed essere persone vere. Il percorso di transizione dovrebbe portare ogni ragazzo FtM a vedere il mondo con colori più ricchi, più nitidi, più forti, più belli, non a cancellarne alcuni dal proprio naturale modo di essere. Altrimenti come si fa ad essere completi, come si fa a capire delle cose in più, come si fa a sentirsi migliori, e come si fa ad essere davvero felici invece di avere un’illusione di felicità?

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